Apprendimento visioni profonde
e
visioni superficiali
e
la concezione dell’apprendimento nei bambini
VISIONI PROFONDE E
VISIONI SUPERFICIALI
A partire dagli studi che hanno considerato e sistematizzato
l’apprendimento in quanto oggetto di riflessione sono emersi sei modi
principali di concepire questo processo da parte dei soggetti .
L’apprendimento è, dunque, visto come:
- accrescimento delle proprie conoscenze
- memorizzazione delle informazioni e capacità di ricordo e
ripetizione delle stesse
- applicazione di procedure
- comprensione di procedure
- considerazione di nuovi punti di vista e utilizzo degli stessi quale
parametro per valutazioni
- evoluzione, trasformazione del soggetto nella sua globalità
Visioni superficiali e visioni profonde
Delle sei visioni precedentemente elencate, le prime tre
(accrescimento delle proprie conoscenze, memorizzazione delle
informazioni e capacità di ricordo e ripetizione delle stesse, applicazione di
procedure) vengono considerate superficiali, mentre le rimanenti
(comprensione di procedure, considerazione di nuovi punti di vista e utilizzo
degli stessi quale parametro per valutazioni, evoluzione – trasformazione del
soggetto nella sua globalità) come profonde.
Le ragioni che stanno alla base di questa distinzione sono da ricercare
nell’idea di sapere ne viene trasmessa.
Vediamo nel dettaglio le differenze.
Visioni superficiali
Le visioni superficiali vengono anche definite “riproduttive” o
“centrate sui segni” perché il sapere è visto come aggregato di cognizioni e
valido unicamente in termini pragmatico-funzionali.
L’apprendimento, infatti, viene concepito come la capacità di
assimilare informazioni e riproporle in maniera pertinente al contesto.
Si tratta, quindi, di un accrescimento del bagaglio di conoscenze e di
riattivare le informazioni in modo coerente alla situazione.
Queste visioni sono “assolutistiche”: hanno cioè una visione della
conoscenza come immutabile e certa.
Visioni profonde
Le visioni profonde privilegiano invece il significato e la
comprensione da parte del soggetto che apprende.
Questo secondo modo di interpretare l’apprendimento enfatizza
l’apporto di rielaborazione che il soggetto è in grado di dare: è, infatti, per
questo motivo che le concezioni di apprendimento appartenenti a questa
categoria vengono chiamate anche “trasformative” o “costruttive”.
Esse sono “centrate sui referenti”, cioè sulla creazione di nessi da
parte del soggetto tra i segni e la realtà che rappresentano o a cui si
riferiscono.
Contrariamente alle visioni superficiali, queste sono “relativistiche”:
la conoscenza viene interpretata riconoscendo la problematicità, la
differenza, la discussione e la coesistenza di più prospettive differenti.
La concezione dell’apprendimento nei bambini
Le ricerche hanno dimostrato come i bambini abbiano già a sette
anni una concezione dell’apprendimento molto precisa e definita,
chiaramente riferita all’ambiente della scuola.
Questa loro visione è diversa da quella che dello stesso avvenimento
hanno gli insegnanti. I bambini tendono a valutare gli eventi non tanto in
termini di scopi e obiettivi raggiunti o meno, ma come processo e sequenza
di eventi.
L’attivazione soggettiva è un promotore della memorizzazione: i
bambini, infatti, apprendono meglio se direttamente coinvolti, a più livelli,
nell’attività.
I bambini ritengono importanti ai fini dell’apprendimento le seguenti
procedure:
- ascolto di storie
- lavori di gruppo
- esperienze di simulazioni e giochi di ruolo
- utilizzo e paragoni con materiali e personaggi familiari
Il diretto coinvolgimento, quindi, consentirebbe una maggiore
attenzione e quindi un livello di attivazione cognitiva più alta.
L’importanza degli stati affettivi, i criteri di valutazione e l’importanza della
disciplina sono i punti cardine dell’accordo secondo recenti ricerche.
La discrepanza invece si attua nella visione dell’apprendimento:
- evento educativo per gli adulti (insegnanti e genitori)
- acquisizione di informazioni o padronanza di capacità per i bambini
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