Riconoscere il disgusto
Da una ricerca di Oatley e Duncan (1994) risulta che tra le cinque emozioni fondamentali sperimentate nella vita quotidiana da soggetti normali, il disgusto è la meno frequente, mentre quella più frequente è la rabbia.
Come le altre emozioni fondamentali il disgusto presenta un’espressione facciale caratteristica
(Ekman e Friesen 1975, Izard 1977, Rozin, Lowery, Ebert 1994); uno specifico pattern comportamentale che dispone il soggetto ad agire in un modo appropriato e specifico: allontanare da sé la sostanza disgustosa (Rozin e Fallon 1987, Power e Dalgleish 1997, Mancini 1998); una caratteristica manifestazione fisiologica che comprende la nausea, un incremento della Risposta Psico-Galvanica ( Riflesso psicogalvanico, espressione relativamente impropria ma ormai entrata nell'uso (più corretta sarebbe l'espressione “risposta elettrodermica”) con cui si designa il fenomeno, le cui cause non sono state ancora chiarite, secondo cui un soggetto sottoposto a un'improvvisa emozione, anche lieve, presenta un abbassamento della resistenza elettrica cutanea, misurabile tra due elettrodi posti sulla cute. Poiché tale risposta si verifica anche se il soggetto mente, il riflesso psicogalvanico è stato utilizzato nelle cosiddette “macchine della verità”.), bradicardia e salivazione; e un feeling altrettanto caratteristico: la repulsione:(Rozin e Fallon 1987).
Il disgusto sembra essere un’emozione fortemente corporea che sorveglia i confini del sé
corporeo (Mancini 1998) ed è stata definita come una “repulsione alla prospettiva di
un’incorporazione orale di una sostanza dannosa o offensiva” (Rozin e Fallon 1987).
Visto che la repulsione sembra essere una caratteristica fondamentale del disgusto, riteniamo
utile analizzare le caratteristiche psicologiche dei differenti tipi di repulsione.
La repulsione di un agente è trattata in base a tre possibili motivazioni:
1) sensoriale-affettiva, ovvero la credenza che l’oggetto possieda proprietà negative in base al
cattivo sapore, all’odore, alla consistenza o all’apparenza;
2) l’anticipazione delle conseguenze dannose che seguono a una possibile ingestione, queste
possono produrre sia danni corporei immediati (crampi allo stomaco) o differiti (cancro), sia
danni sociali e morali (ad esempio, accettare del cibo toccato da un membro di una casta
inferiore per gli Indù);
3) fattori ideativi, ovvero la conoscenza sulle origini o sulla natura della sostanza. Questa componente è ben illustrata dalla repulsione a mangiare una cavalletta solamente perché è una
cavalletta. Il terzo fattore è propriamente umano ed è sicuramente molto influenzato dalla
cultura e dagli aspetti morali della cultura.
Il disgusto si presenta come un’emozione fortemente corporea nel senso che sorveglia l’integrità
del corpo ed è suscitato da sostanze che entrano in contatto con il corpo, ma sembra essere,
più che un’emozione che sorveglia il corpo in quanto tale, un’emozione che protegge il sé, la
propria dignità di uomo e il senso di appartenenza al gruppo.
Quindi il disgusto può essere considerato un’emozione che si è evoluta al fine di consentire un adattamento dell’individuo alla cultura (Rozin 1982), un’emozione finalizzata alla trasmissione di valori culturali, sociali e morali.
Inoltre, visto che le informazioni attinenti al contagio di una malattia sono elaborate come
se fossero informazioni attinenti al dominio del disgusto, anche il timore del contagio di una
malattia, ad esempio l’AIDS, può essere sovrastimato poiché suscita disgusto oppure sottostimato,
ad esempio il timore di contagio da una malattia di un figlio, poiché non provoca disgusto.
Come si manifesta il disgusto?
Il disgusto lo manifestiamo soprattutto con la mimica del naso e della bocca.
Il labbro superiore è sollevato e quello inferiore può essere sollevato o abbassato.
Il naso è arricciato e le palpebre inferiori seguono il movimento del naso e si sollevano, contrariamente alle sopracciglia che sia abbassano.
Se l’espressione di disgusto perdura per troppo tempo allora la persona sta enfatizzando o simulando.
Di solito ci possiamo accorgere se la persona usa un emblema emotivo del disgusto se lo esprime solo con una parte del volto, naso o bocca o quando la persona lo mantiene per troppo tempo. Si usano gli emblemi emotivi anche per sottolineare una certa parola o per comunicare uno stato d’animo, vissuto in passato.
Quindi attenti a:
Il labbro superiore è sollevato
Il labbro inferiore può essere sollevato e premuto contro quello superiore, oppure abbassato e lievemente proteso
Il naso è arricciato
Le guance sono sollevate
Le sopracciglia sono abbassate
La palpebra superiore è schiacciata
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