Riconoscere la gioia
Nel linguaggio comune, la gioia è associata ad un'emozione, uno stato passeggero.
Tuttavia il suo significato originario è tutt'altro che effimero, dato che la sua lontana etimologia sanscrita rinvia al termine di yuj (lo stesso da cui deriva la parola yoga), generalmente tradotto come “unione dell’anima individuale con lo spirito universale”.
Le emozioni sono componenti fondamentali della nostra vita, da esse, sovente, traiamo gli stimoli che muovono le nostre giornate.
Seppure ogni singola emozione sia importante e permetta a chi la sperimenta di sentirsi vivo, l'uomo è soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato felicità .
Quest'ultima è data da un senso di appagamento generale e la sua intensità varia a seconda del numero e della forza delle emozioni positive che un individuo sperimenta.
Questo stato di benessere, soprattutto nella sua forma più intensa - la gioia - non solo viene esperito dall'individuo, ma si accompagna da un punto di vista fisiologico, ad una attivazione generalizzata dell'organismo.Molte ricerche mettono in luce come essere felici abbia notevoli ripercussioni positive sul comportamento, sui processi cognitivi, nonché sul benessere generale della persona.
Ma chi sono le persone felici?
Gli studi che hanno cercato di rispondere a questa domanda evidenziano come la felicità non dipenda tanto da variabili anagrafiche come l'età o il sesso, né in misura rilevante dalla bellezza, ricchezza, salute o cultura.
Al contrario sembra che le caratteristiche maggiormente associate alla felicità siano quelle relative alla personalità quali ad esempio estroversione, fiducia in se stessi, sensazione di controllo sulla propria persona e il proprio futuro.
Il tema della felicità appassiona da sempre l'umanità: scrittori, poeti, filosofi, persone comuni, ognuno si trova a pensare, descrivere, cercare questo stato di grazia.
Per tentare di definire questa condizione alcuni studiosi hanno posto l'accento sulla componente emozionale , come il sentirsi di buon umore, altri sottolineano l'aspetto cognitivo e riflessivo , come il considerarsi soddisfatti della propria vita.
La felicità a volte viene descritta come contentezza, soddisfazione, tranquillità, appagamento a volte come gioia, piacere, divertimento.
Secondo Argyle (1987), il maggiore studioso di questa emozione, la felicità è rappresentata da un senso generale di appagamento complessivo che può essere scomposto in termini di appagamento in aree specifiche quali ad esempio il matrimonio, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali, l'autorealizzazione e la salute.
La felicità è anche legata al numero e all'intensità delle emozioni positive che la persona sperimenta e, in ultimo, come evento o processo emotivo improvviso e piuttosto intenso è meglio designata come gioia . In questo caso è definibile come l'emozione che segue il soddisfacimento di un bisogno o la realizzazione di un desiderio e in essa, accanto all'esperienza del piacere, compaiono una certa dose di sorpresa e di attivazione (D'Urso e Trentin , 1992).
Cosa succede quando siamo felici?
Tutti noi, in misura più o meno accentuata, proviamo emozioni, in un certo senso le agiamo a livello di comportamenti più o meno visibili e consapevoli, le condividiamo con gli altri parlando o scrivendo di esse, alcuni riescono perfino ad immortalarle nelle opere d'arte.
Ma cosa succede dentro e fuori di noi quando siamo felici?
Alcuni autori (Maslow , 1968; Privette , 1983) riportano che le sensazioni esperite con più frequenza dalle persone che si trovano in una condizione di felicità o di gioia sono quelle di sentire con maggiore intensità le sensazioni corporee positive e con minore intensità la fatica fisica, di sperimentare uno stato di attenzione focalizzata e concentrata, di sentirsi maggiormente consapevoli delle proprie capacità.
Spesso le persone felici si sentono più libere e spontanee , riferiscono una sensazione di benessere in relazione a se stesse e alle persone vicine e infine descrivono il mondo circostante in termini più significativi e colorati.
Inoltre le persone che provano emozioni positive, quali ad esempio gioia e felicità, a livello fisiologico presentano un'attivazione generale dell'organismo che si manifesta con un'accelerazione della frequenza cardiaca, un aumento del tono muscolare e della conduttanza cutanea e infine una certa irregolarità della respirazione.
In ultimo chi è felice sorride spesso . In effetti il sorriso, sovente accompagnato da uno sguardo luminoso e aperto, è la manifestazione comportamentale più rappresentativa, inconfondibile e universalmente riconosciuta della felicità e della gioia.
A questo punto, visti i vantaggi che essere felici comporta, ci si potrebbe chiedere se esistono delle strategie che ci aiutino a sentirci felici o a recuperare il buonumore quando lo si è perso. In questo senso D'Urso e Trentin (1992) riportano una serie di attività e atteggiamenti che si accompagnano o favoriscono uno stato di benessere.
ali attività o atteggiamenti sono:
non attribuire interamente a noi stessi la responsabilità degli eventi spiacevoli che ci capitano
stare in compagnia di persone felici
fare esercizio fisico
non confrontare la nostra condizione (salute, bellezza, ricchezza ecc.) con quella degli altri
individuare quello che ci piace nel nostro lavoro e valorizzarlo
curare il corpo e l'abbigliamento
riconoscere i legami tra cattivo umore e cattivo stato di salute: spesso è il malessere fisico, più che altri fattori oggettivi, a determinare un cattivo umore
dimensionare le nostre aspettative alle capacità e alle opportunità medie della situazione
aiutare le persone a cui piace essere aiutate
non fare progetti a lunga scadenza
frequentare le persone che ci hanno fatto dei piaceri e alle quali abbiamo fatto dei piaceri
non trarre conclusioni generali dagli insuccessi
fare una lista delle attività che personalmente ci fanno stare di buon umore e praticarle
Ora come riconoscere una persona che prova realmente gioia?
Questa manifestazione, come in altre, può durare però una frazione di secondo e può essere uno stato di gioia per qualcosa che potrebbe essere tutt'altro che positivo.
La scienza delle microespressioni ha individuato dei punti chiave che identificano la felicità in un volto:
- movimento della bocca verso l'esterno che tende ad andare in altro
- le guancie si sollevano spingendo le palpebre inferiori rendendo visibili delle rughe intorno agli occhi
- si forma una linea che parte dal naso e arriva fino agli angoli della bocca.
In una comunicazione a due, o uno a molti, l'esprimere questo stato, per una frazione di secondo, equivale a manifestare un’emotività inconscia che ha bisogno di emergere per qualche particolare motivo.
Memorizzare questa microespressione facciale può tornare molto utile per migliorare la conversazione, per individuare all'istante questa espressione, è sufficiente cercare di notarla il più possibile nel mondo reale, alla televisione, nei cartelloni pubblicitari, insomma, in tutte le immagini che ci passano davanti agli occhi che fanno vedere l'espressione di un volto.
Attenzione al Botox ovviamente. Se non si è osservata attentamente la baseline di una persona e questa ha utilizzato il Botox o ha avuto un intervento di chirugia estetica, è facile commettere errori.
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