AUTOCONSAPEVOLEZZA E AUTOSTIMA
La pratica del racconto autobiografico affianca il metodo grafologico nel percorso di conoscenza di sé. Ipotesi di collaborazione.
Associazione Grafologica Italiana - Milano, 5 febbraio 2011
Relatori Duccio Demetrio – Anna Castelli.
Valutazione dell’incontro:
Lo scrivere di sé comprende diverse forme narrative: appunti, lettere, messaggi, diari, memorie, autobiografie, eccetera.
La scrittura autobiografica è un’arte umile, fedele, semplice. Quando ce ne avvaliamo, in quei preziosi e solitari istanti di raccoglimento meditativo impariamo e pratichiamo non una, ma più virtù. Esercitiamo ad esempio l’umiltà di riconoscere che scriviamo senza pretese; ci mostriamo coerenti con un copione da correggere in continuazione ( la nostra vita), non badiamo sempre alla forma, ma all’essenzialità e al senso che assume per noi quel che raccontiamo.
Scrivendo ci sentiamo a casa e, in poche righe, ne usciamo per scrutare ciò che l’esterno ci può ispirare. In una scrittura autobiografica troviamo l’anima delle nostre ragioni, facciamo riferimento ad avvenimenti cronologici per mettere ordine alla nostra esistenza. In essa compaiono i nostri sensi perduti a cui diamo una forma estetica. E’ un percorso avventuroso, mai premeditato. E’ l’inconscio che rende il racconto imprevedibile e questa ragione ci porta verso strade molto diverse le une dalle altre.
Oggi si parla di “letteratura dell’io” anziché del “sé”, intendendo il “sé” con la lettera minuscola, con un “io” minuscolo, per contenere i rischi di una deriva narcisistica.
La scrittura autobiografica è complessa e ne dobbiamo fare esperienza per superare i limiti sintattici e la fatica dovuta alla difficoltà che ciascuno di noi ha nel raggiungere l’autocoscienza.
La scrittura comporta una condotta severa perché facendola ciascuno di noi incontra il male e il bene della propria esistenza, partendo da un oggi proiettato verso il futuro, attimo dopo attimo.
La spinta dello scrivere è dettata sempre da una mancanza di qualcosa, infatti scriviamo per imparare qualcosa che non sappiamo e ciò diventa un’occasione di indagine psicoanalitica.
La scrittura autobiografica consente una risalita, genera solidarietà, cerca di dar voce al nostro io, anche se è ferito. Contiene memorie sensoriali (evocative di spazi), memorie corali (sentimenti perduti, sentimenti che hanno a che fare con il trascorrere del tempo) e memorie simboliche. E’ uno spazio di libertà e di autostima ed è un momento in cui una persona si rende conto di poter essere tale.
Spesso la scrittura aggiunge parole che mancano all’oralità e, alla fine, è comunque necessario ricostruire una trama e dare un senso, un significato, in modo che l’autobiografia diventi un romanzo della nostra esistenza.
La consulenza autobiografica si occupa del senso visibile ed invisibile del racconto, mentre la consulenza grafologica interpreta la forma della scrittura e l’utilizzo dello spazio grafico.
La conclusione a cui si è giunti alla fine della giornata è che sarà necessario approfondire la possibilità di eventuali collaborazioni tra il metodo dell’autobiografia e la grafologia in funzione delle convergenze o divergenze che emergeranno da analisi di medesime scritture con i due diversi metodi.
Donatella Conti
grafologa consulente professionale
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Per approfondire:
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