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mercoledì 1 maggio 2019

Strumenti di identificazione e di accesso alla sofferenza psicofisica parte terza

Strumenti di identificazione
 e
di accesso alla sofferenza psicofisica
parte terza
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Buongiorno a tutti,
articolo 976.
Oggi analizziamo come da una situazione evidente, mi spiego meglio, come da una anomalia posturale, linguistica, di salute lamentata dal paziente o identificata nel vederlo possiamo risalire alla causa e da li alla riprogrammazione dell'evento.
Parliamo di funzionalismo.
Il funzionalismo, pur risentendo della tradizione scientifica tedesca, nasce in America e si presentò come sistema teorico complesso e articolato costituito da una grande varietà di approcci e prospettive psicologiche.
Il suo principale esponente fu Risultati immagini per William James William James (pronuncia: Geims), che scrisse Principles of Psychology (1890).

La più grande rivoluzione della nostra generazione è la scoperta che gli esseri umani, cambiando gli atteggiamenti interiori delle loro menti, possono cambiare gli aspetti esteriori della loro vita. William James

Fra i testi più significativi va ricordato anche un articolo di John Dewey (pronuncia: Diui) del 1896, The Reflex Arc Concept in Psychology. Dewey abbandonò presto gli studi psicologici per dedicarsi interamente alla filosofia e alla pedagogia pragmatistica.
(indirizzo filosofico che valorizza le capacità intellettive di adattamento all'ambiente piuttosto che la conoscenza della realtà).
La psicologia funzionalista studiò i processi mentali e il loro funzionamento. In questa corrente di pensiero si considerò l’uomo come organismo capace di adattarsi all'ambiente grazie ai processi mentali.
L’accento venne posto sulle operazioni dell’intero organismo biologico e non sulla mente come isolata dal corpo. 
Scompare il tradizionale dualismo mente-corpo.
La ricerca psicologica si focalizzò sulle attività mentali di acquisizione, immagazzinamento, organizzazione e valutazione delle esperienze. 
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L’attenzione venne posta anche sui comportamenti manifesti dell’uomo.
I metodi di studio furono vari e diversificati, 
i ricercatori ricorsero spesso ai metodi osservativi per cercare di comprendere il flusso della coscienza.
Un importante oggetto di studio del funzionalismo fu il comportamento adattivo, inteso come le attività finalizzate all'adattamento all'ambiente. Il comportamento adattivo prevede la presenza di una motivazione, interna o esterna all'organismo, una situazione concreta e sensoriale e una risposta che soddisfi la motivazione iniziale. 
Ad esempio, un uomo affamato che si procura del cibo e mangia fino ad essere sazio pone in atto un comportamento adattivo. 
La fame è la stimolazione motivante, il cibo è una parte della situazione sensoriale, il mangiare è la risposta che soddisfa la motivazione iniziale (Legrenzi, 2002, p.81).
Sono stati molto studiati anche i processi mentali coscienti implicati nell'adattamento.
I funzionalisti ritenevano che la sfera della coscienza sia particolarmente attiva quando ci serve per definire e codificare un comportamento adattivo ma quando quel comportamento si automatizza la coscienza diventa sempre più fluttuante. Si pensi ad esempio a quando si impara a guidare l’automobile: inizialmente siamo assolutamente consapevoli di ogni movimento richiesto poi, quando diventa un’attività automatica, non ci rendiamo più conto delle singole azioni.
Il funzionalismo, al contrario dello strutturalismo, sosteneva che l’azione non fosse scomponibile in elementi distinti (stimoli e risposte) ma fosse unica e unitaria. Ogni attività dell’organismo vivente sarebbe, quindi, un processo globale e continuo. 
È possibile distinguere lo stimolo dalla risposta perché assolvono diverse funzioni in relazione all'adattamento dell’organismo all'ambiente. 
La differenza tra stimolo e risposta è funzionale e non esistenziale: si riferisce alla loro funzione e non a ciò che sono.
In sintesi, il funzionalismo è antielemtistico in due sensi:
• le funzioni mentali sono attività globali, non scomponibili
• le funzioni mentali sono processi dinamici di tipo strumentale tramite cui il soggetto si
adatta alle richieste ambientali
Oggetti di studio del funzionalismo furono: la sensazione, l’emozione (già di interesse
dello strutturalismo), la percezione, la motivazione, l’apprendimento.
La sensazione divenne significativa soprattutto per il valore adattivo dei processi
sensoriali mediante l’abilità di localizzare gli oggetti nello spazio di definirne le dimensioni.
L’emozione assunse rilevanza per la possibilità di potenziare l’efficacia della risposta a
situazioni particolari. Ad esempio: la rabbia suscitata da una situazione di impedimento
motorio potrebbe attivare fisiologicamente l’individuo e facilitare l’azione reattiva.
La percezione venne considerato un processo mentale a sé stante, non una somma di
sensazioni elementari.
La motivazione venne considerata il principale stimolo capace di attivare l’individuo.
L’apprendimento fu definito come l’acquisizione di modalità di risposta a situazioni ambientali facilitanti l’adattamento.
L’apprendimento inteso come capacità di adattamento trovò il suo precursore nella
famosa “legge dell’effetto”, formulata nel 1905 da Thorndike (pronuncia: Torndaic).
Secondo questa legge:
ogni atto che in una data situazione, produce soddisfazione, finisce con l’essere associato a quella situazione. 
Così quando la situazione si ripresenta l’atto ad essa relativo ha maggiori probabilità di ripetersi rispetto al passato. 
Viceversa, ogni atto che in una data situazione produce insoddisfazione, finisce con l’essere dissociato da quella situazione.
Così quando la situazione si ripresenta l’atto ha minori probabilità di ripetersi rispetto al passato (Thorndike, 1911).
Facciamo un bilancio storico dello strutturalismo e del funzionalismo.
Attualmente lo strutturalismo non fa più parte degli orientamenti psicologici dominanti e le cause del suo declino possono essere rintracciate nelle seguenti motivazioni:
• lo strutturalismo si occupava principalmente delle funzioni mentali dell’uomo adulto normodotato e psicologicamente sano, mentre a partire dagli anno ’20, la psicologia si è sempre più interessata alla patologia mentale nella sua espressione sintomatica, comportamentale e nella sua evoluzione.
• lo strutturalismo si occupava degli elementi singoli della struttura mentale, questa concezione è stata ampiamente criticata dalla scuola della Gestalt (pronuncia: Ghestalt) il cui assioma principale recita”il tutto è più della somma delle parti” (approfondiremo questa scuola e questo concetto nei prossimi articoli)
• lo strutturalismo, come abbiamo visto, privilegiava la descrizione dei fenomeni piuttosto che la loro spiegazione e questo è stato superato dai modelli psicologici dinamici.
• il metodo dell’introspezione è stato criticato perché gli esperimenti non potevano essere replicabili con soggetti diversi inoltre non potevano essere indagati tutti i contenuti mentali inconsapevoli.
Malgrado questi limiti, lo strutturalismo ha dato un contribuito prezioso allo sviluppo della psicologia scientifica e ha contribuito al riconoscimento della psicologia come scienza indipendente. 
Tutte le teorie psicologiche successive vi si sono confrontate.
Il funzionalismo nordamericano è sempre stato un movimento più ampio ed eclettico identificato nella scuola di Chicago. 
Il funzionalismo è stato il primo orientamento psicologico americano ad approdare in Europa.
Lo studio dell’apprendimento e la tendenza biologizzante del funzionalismo hanno lasciato
il segno nella psicologia odierna, la quale lavora intorno al concetto di adattamento dell’organismo all'ambiente. 
La psicologia contemporanea svolge ricerche sugli argomenti interessanti per il funzionalismo come quelle sull'apprendimento, sull'aspettativa, sulla motivazione e sui fattori affettivi in generale.
Inoltre, per quanto riguarda la metodologia della ricerca psicologica: i ricercatori odierni
prediligono metodi osservativi e indagini sul campo come i funzionalisti di inizio ‘900.
Lasciamo ora gli aspetti prettamente didattici e andiamo sul pratico.
Cosa ci dicono queste scuole?
Ci dicono che l'essere umano è decodificabile attraverso due macro canali espressivi quello fisico e quello mentale.
Se abbiamo la possibilità di vedere il soggetto, dal suo corpo,andatura, movimenti, rigidità, ecc. possiamo risalire alla sua sofferenza psicologia/fisica.
Se non possiamo vederlo ma solo ascoltarlo verbale, paraverbale, linguistica ci daranno la panoramica della sua sofferenza fisica/psicologica.
Sembra facile......


e si sembra facile ....... banale .......  e se ci guardiamo attorno o allo specchio cosa vediamo?
Un mondo molto distante dall'attenzione all'ascolto ed ai dettagli.
Risultati immagini per non parlarmi non ti sento Sembriamo un popolo di sordi, ciechi, muti.
Ma questa è un'altra storia.......

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domenica 7 aprile 2019

Strumenti di identificazione e di accesso alla sofferenza psicofisica parte seconda

Strumenti di identificazione
 e
 di accesso alla sofferenza psicofisica 
parte seconda
Risultati immagini per mental disorder

Buongiorno a tutti,
articolo  975.
Nello scorso articolo abbiamo imparato il principio del “parallelismo psicofisico”.
I processi fisici e quelli mentali dell’uomo procedono in parallelo, non si influenzano a vicenda in termini causali ma cambiamenti negli uni generano analoghi cambiamenti negli altri.
Una scoperta notevole che negli anni si è evoluta grazie alle moderne tecnologie e da 30 anni possiamo meglio definire, ampliare questo principio inglobando le interazioni tra i sistemi nervoso centrale, endocrino e immunitario, nonché il loro effetto sul comportamento umano e animale.
In definitiva l'essere umano studiato da una convergenza di discipline scientifiche diverse quali le scienze comportamentali, le neuroscienze, l'endocrinologia e l'immunologia.
Non si pone più attenzione alla mente rispetto al corpo o viceversa, ma utilizzando i principi propri dell'epistemologia empirica del metodo scientifico si sforza di chiarificare quelle connessioni che rendono sistema nervoso, mente, immunità e regolazione ormonale un unico e complesso sistema di controllo omeostatico dell'individuo.

 psiconeuroendocrinoimmunologia mappa psicosomatica

Ora torniamo all'argomento di oggi.....
Lo strutturalismo nasce dagli studi di molti ricercatori influenzati dal metodo
sperimentale di Wundt. Viene definito strutturalismo perché studia la struttura mentale
intesa come somma di elementi coscienti semplici. La mente viene concepita come un
puzzle e gli esperimenti di laboratorio vogliono scomporre e ricomporre i pezzi.
Uno dei principali esponenti di questa corrente di pensiero fu Edward Bradford
Titchener (pronuncia: Ticner) (1867-1927).
Titchener tradusse in inglese l’opera di Wundt ma volutamente trascurò tutte le parti
maggiormente speculative, “filosofiche”, non sperimentali. Le riflessioni di Titchener
portarono all’elaborazione di un modello di pensiero e una metodologia introspettiva che
va sotto il nome di strutturalismo i cui testi fondamentali sono: The Postulates of a
Structural Psychology (1898) e A Textbook of Psychology (1910).
Titchener lavorò in campo teorico e sperimentale per oltre trentacinque anni, pubblicò
diversi testi in cui indicava le specifiche condizioni tecniche e strumentali per condurre un
esperimento psicologico di laboratorio. Diversi allievi ne seguirono le orme e
proseguirono i suoi studi.
Il metodo di analisi della psicologia strutturalista è quello dell’osservazione empirica. Lo
psicologo diventa un introspezionista e deve seguire due norme fondamentali:
1. adottare il criterio elementistico, cioè ogni dato cosciente deve essere scomposto
nei suoi elementi più semplici,
2. salvaguardarsi dall’errore dello stimolo. Lo sperimentatore deve evitare di
attribuire significati ma piuttosto descrivere l’esperienza cosciente.
Il metodo introspettivo prevede un addestramento preliminare in cui il soggetto impara a
descrivere il processo cosciente determinato dallo stimolo.
Esempio: di fronte all’oggetto-stimolo “tavola”, l’osservatore profano riferisce: “Vedo una
tavola”, perché incorre nell’errore dello stimolo, mentre lo psicologo introspezionista
riferisce:” Vedo un colore grigio, una luminosità di media intensità,….” Perché sa
distinguere le proprie effettive sensazioni immediate dal significato sociale dell’oggetto
cui esse si riferiscono” (Legrenzi, 2002, p.79).
Per lo strutturalismo la psicologia ha per oggetto l’esperienza che il soggetto compie
relativamente alla realtà che lo circonda. Ad esempio: vengono studiate le condizioni
soggettive della percezione dello spazio e del tempo (dal punto di vista psicologico,
cinque minuti possono “durare” un’eternità oppure essere brevissimi, allo stesso modo
un chilometro può essere una meta irraggiungibile o una distanza molto breve).
Due concetti fondamentali dello strutturalismo sono quello di mente e di coscienza:
• la mente è generale e conserva tutti i processi mentali che un individuo sperimenta
nella sua vita;
• la coscienza raccoglie i processi mentali di uno specifico momento della vita di un
soggetto.
Gli esperimenti psicologici hanno lo scopo di descrivere, non di spiegare, i contenuti della
coscienza e di individuare le leggi (formulate come leggi matematiche) che presiedono al
combinarsi dei contenuti.
Gli psicologi strutturalisti studiavano gli elementi semplici o fondanti dell’uomo:
• le sensazioni: cioè gli elementi semplici delle percezioni. La sensazione è stata
quella maggiormente studiata e necessita della stimolazione di un organo sensoriale
periferico (vista, udito,olfatto, gusto, tatto), o cinestetico (che proviene dai nostri
tendini, muscoli e giunture);
• le immagini mentali: definibili come elementi semplici delle idee. Compaiono come
ricordi o aspettative per il futuro;
• gli stati affettivi: intesi come elementi semplici delle emozioni.

Gli attributi fondamentali della sensazione sono quattro:
• qualità: sono le caratteristiche sensoriali, ad esempio il colore, la temperatura, la
consistenza, il suono;
• intensità: fa riferimento alla forza (ad esempio un suono molto forte);
• durata: si tratta della lunghezza temporale della sensazione (ad esempio un suono
che perdura a lungo);
• chiarezza: la sensazione può essere ben “evidente” alla coscienza oppure “sfumata”
(ad esempio se un soggetto ascolta una musica questa può essere al centro della sua
attenzione o diventare uno sfondo se è impegnato in un’altra attività).
Gli stati affettivi, invece, possiedono solo gli attributi della qualità, della intensità e della
durata. La concentrazione non permette una maggiore precisione e chiarezza degli stati
affettivi ma piuttosto una loro dissolvenza.
La struttura diventa per lo spicologo uno strumento efficace di definizione del vocabolario e della linguistica del soggetto in esame.
La linguistica definisce la situazione/problema non il racconto.
Conoscenze base sono:
La linguistica cognitiva analizza le espressioni linguistiche, situate nel contesto in cui sono state pronunciate, per ricostruire i processi cognitivi alla loro base. Alcuni degli autori più importanti sono George Lakoff, Mark Johnson, Gilles Fauconnier e Mark Turner.
Una rielaborazione critica delle teorie della linguistica cognitiva ha dato vita alla corrente danese della semiotica cognitiva, il cui maggiore esponente è Per Aage Brandt.
La psicolinguistica o psicologia del linguaggio può essere definita come lo studio dei fattori psicologici e neurobiologici che stanno alla base dell'acquisizione, della comprensione e dell'utilizzo del linguaggio negli esseri umani. È un campo di studio interdisciplinare, che si avvale dell'apporto di differenti discipline come la neuropsicologia, la psicologia cognitiva, la linguistica ed in generale delle scienze cognitive.
La neurolinguistica è una scienza interdisciplinare che applica teorie, metodi, strumenti e tecniche della linguistica, della psicolinguistica, della psicologia dello sviluppo, della psicobiologia e delle neuroscienze cognitive.

Prossimamente svilupperemo anche questi temi.

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